top of page

Un timido contatto seguito da un'ottima collaborazione. Questo il risultato di esserci offerti per un contributo alla cosiddetta Archeologia Pubblica.

Archeostorie è un web-magazine sull'archeologia, che mira a sottolineare quanto, per la sua tutela e valorizzazione, sia essenziale la  partecipazione del sociale.

Come riportato sul loro sito :

"La vision

Crediamo che il passato appartiene a tutti noi, e chi lo studia lo fa per conto della comunità. È perciò suo dovere condividere con i cittadini i risultati delle proprie ricerche. Lo studioso è mediatore culturale tra il passato e il presente, ha il potere di plasmare l’immagine che una società ha del proprio passato e di conseguenza anche l’idea che ha di se stessa. Un compito molto coinvolgente ma di grande responsabilità. In più però l’archeologo, a differenza dello storico o del filologo, lavora sul territorio e scavando altera il paesaggio, influendo anche direttamente sulla vita quotidiana della gente. È giusto dunque che tutti possano conoscere quel che fa, e magari anche partecipare alle decisioni sul destino di quanto porta alla luce. Inoltre nessuno è più autorevole dell’archeologo quando si parla di paesaggio culturale, di sua tutela e suo destino: il suo parere nelle scelte sul paesaggio è fondamentale.

Fino a ieri tutto ciò era impensabile. C’erano persino, e ci sono ancora, archeologi che non giungono neppure a realizzare la pubblicazione scientifica dei propri scavi, e le informazioni da loro raccolte vanno perdute. Nel contempo, però, sempre più archeologi considerano oggi loro dovere non solo la ricerca ma anche il restauro, la tutela, la gestione e la comunicazione. Progettano lo scavo pensando già a come gestire quel che porteranno alla luce, e dal primo giorno coinvolgono la gente del posto nelle loro attività. Oggi insomma l’archeologia è sempre più “pubblica”, e sempre più archeologi si specializzano nei settori della comunicazione e della gestione.

La mission

Queste attività però, per quanto diffuse, sono ancora percepite in Italia come accessorie alla pratica della ricerca archeologica. Gestione e comunicazione non “fanno curriculum”, e spesso vengono intese come un mezzo per trovare finanziamenti per la ricerca più che come un dovere. Questo mentre altrove nel mondo sono diventate discipline accademiche a tutti gli effetti che hanno dato vita ad analisi dell’impatto del lavoro dell’archeologo sulla società, a metodologie, regole e professionalità precise. Noi di Archeostorie vogliamo sdoganare queste attività e far sì che anche in Italia acquistino dignità accademica. Vogliamo che siano insegnate nelle università in modo che gli studenti le conoscano e possano scegliere, diventando dei professionisti in tutti i settori di pertinenza della disciplina archeologica. L’università non può continuare a insegnare solo lo studio e lo scavo."

Proprio in conformità a questo loro pensiero ed indirizzo, abbiamo proposto un articolo inerente il Metal Detecting Responsabile che spiegasse, ad ampio spettro, il potenziale valore aggiunto che il nostro hobby può portare anche all'archeologia, quando con questa si confronta.

 

Ma senza dilungarmi in ulteriori "infiorettamenti", vi invito a leggere il nostro articolo, ringraziando la responsabile Cinzia Dal Maso e tutto lo staff di Archeostorie.

"Ritrovamenti con il metal detector: no alla caccia di tesori, sì alla legalità"

 

bottom of page